Dublino, Nord di Dublino. Phibsborough per la precisione, Dalymount Park. Ore 21,15 di un venerdì in una non calda e ventosa serata di fine Agosto. Nel campo i padroni di casa dei Bohemians, e la capolista, Dundalk. 2 a 1 dei Bohs a 20 minuti dalla fine. Ultima azione: l’ala dei “Lilywhites” va via sulla fascia, scarica dietro per la mezzapunta, Fitzgerald. Passo cadenzato, colpisce la palla col piattone destro, prima di cadere con la faccia a terra. La boccia passa tra i centrali, sotto la pancia del non impeccabile portiere dei Bohs, e, millimetricamente, in mezzo alle gambe del terzino sinistro posizionato accanto al palo. 2 a 2.

In pochi secondi, ecco rappresentato, il calcio Irlandese. Un misto tra Fantozzi e Alvaro Vitali. Un minestrone, quasi una minestraccia. Piena di sforzi, di sangue, di sudore, di piedi ruvidi, gomitate e litri di Guinness. Tutto rigorosamente ambientato in un prato verde.
Il verde più bello e acceso che potreste immaginare.

Che Paese è L’Irlanda? Eh... Bella Domanda! E’ un bel paese, un po strano, un po vecchio e un po moderno. Non si sa di preciso. E' l’Irlanda. Uno dei pochi posti al Mondo in cui il tempo si è letteralmente fermato e non va avanti. Resta qui. 
Si gioca principalmente a Rugby, GAA (benissimo se non sapete cosa è, siete fortunati), Pugilato e, dopo, si gioca a Calcio. Si gioca a Calcio perchè lo faceva, decenni fa, il nemico invasore inglese, e allora il Pallone è sbarcato anche nell’Isola verde Smeraldo. Il fatto che dopo (dopo dopo), si giochi a Calcio è la ragione principale per cui un paese con talento sportivo fortemente spiccato, buone infrastrutture, tanti giovani, buoni colleges e la Premier League a un tiro di schioppo, no riesca ad essere capace di mettere su una Nazionale e un campionato decenti. Tutti vanno a seguire le orme di O’Driscoll o big Paul O’Connell con la palla ovale (chiamali stupidi..), o a imitare le scazzottate di Mc Gregor, o peggio ancora a rappresentare la loro contea del GAA o Hurling, o quello che cavolo è.

Il sistema non e’ incentrato sul Calcio in generale, e gli appassionati irlandesi ne soffrono. Moltissimo. Due sole le vere leghe professioniste, nessun legame tra scuole calcio e Società professioniste, nessun apparizione in Coppe Europee per Club, nessun stimolo ad alzare l’asticella. Solo pensieri ad ottenere introiti per dare giocatori al Villa, al WBA o all’Everton. 
Questo porta il talento calcistico irlandese a frantumarsi contro una struttura che non agevola, per niente, il calcio, e incentiva invece al pub, birra, fish & chips e Premier League.

Prendete la Nazionale. Chi di voi si ricorda della Nazionale Irlandese ai Mondiali e Europei? Ci scommetto, mezzi diranno della mano di Henry e altri mezzi del leggendario Trap. E invece la magia del Football in Irlanda è nata tutta In Italia. Si, da noi, nel Bel Paese, nel 1990.

Gli Irlandesi però, erano arrivati ancor prima in Italia. Anni 80, la Serie A era come la fase finale della Champions League dei giorni di oggi, e il roscio Liam Brady giocò regista alla Juve e alla Samp. L'Avvocato dopo la prima partita di Platini in bianconero, venuto a sostituire Liam andato in blucerchiato, disse 'Platini? Eh....Brady non era male eh!'. 
Ma chi ha scritto la storia sono i vari Bonner, Quinn, Mc Carthy, Tony Cascarino, Mc Grath e company: leggende in Irlanda, sconosciutissimi altrove. Raggiunsero i quarti di finale al Mondiale di Italia 90, mobilitando, paralizzando e facendo innamorare un paese intero. La differenza però, in quella torrida e concitata estate Italiana, la fece un Inglese (Si Si, quelli che stanno da quell'altra parte) Jackie Charlton, fratello di Bobby. "L’unico allenatore che poteva fare una cosa simile in Irlanda, doveva essere Inglese” mi disse un ometto in un pub una volta qui a Dublino.
Questa faccenda, insieme al video citato sotto, spiegano tanto di cosa sia il calcio per gli Irlandesi. Un amore incondizionato che va oltre barriere erette dalla storia e dal terrore umano, dal sangue e dalle chiese non volute e da quelle costruite. Un sentimento che vede solo il verde dei campi, degli shamrocks, e delle maglie dei Bohys in Green.

Perchè “Chi ama non dimentica!”.  Le guerre, le fucilate, il sangue e i morti non si possono e devono dimenticare, nemmeno 100 dopo. Chiedetelo a James Mc Clean, talentuosa ala girovaga in vari club di Premier da 6/7 anni ormai. Lui è nato e cresciuto in quel limbo di terra che segna il confine tra chi è religioso e chi è protestante. Chi ama la regina e chi la mangerebbe viva. Sterlina e Euro. Derry e Londonderry. Poppy o no-Poppy. Irlanda e Irlanda del Nord.

Lui non può e non deve dimenticare. E’ stato chiarissimo con le sue parole, e fin troppo chiaro con i suoi gesti.
Gioca in Inghilterra, guadagna da vivere in Inghilterra, inutile negarlo, è pura realtà. Come è altrettanto vero e giusto sottolineare che James è un cittadino libero e un uomo che decide e risponde delle azioni proprie. L'argomento qui diventa delicato, molto, fin troppo. Ma penso che James faccia benissimo a fare come si sente e a credere in ciò che vuole. Si dimostra più uomo lui di quelli che hanno paura tutti i giorni. Ben venga il non poppy e la veduta di spalle all'inno della Regina. Quella non è roba sua e non lo sarà mai. Inutile pretendere di portare un Irlandese contro i suoi ideali. Non ci riuscirai. Mai.

'Il sangue Irlandese ha il colore nero dei cieli del '72, ed è lo stesso colore della Guinness che scorre dentro le nostre vene'

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