Stasera a Stoccolma e Martedì a Copenhagen, si giocheranno due partite che per molte persone, sono più che semplici partite di calcio. A dirla tutta, si parlava di guerre tanto tempo fa da quelle parti, nello stretto di Oresund, che prima divideva, ed ora collega, Copenhagen a Malmo. La Danimarca alla Svezia. Al momento del sorteggio per questi playoff per l'Europeo di Francia, nei due paesi si sono vissuti momenti simili a quelli per un sorteggio di FA Cup per Hooligans Inglesi che vogliono fare a botte con quelli rivali. Non si aspettava altro che le palline combaciassero e dicessero, Svezia contro Danimarca. 180 minuti. Fuori o Dentro. 

Non è cosa celebre e popolare l’odio che divide queste due nazioni e popoli. Anche la stessa parola odio non è perfettamente corretta e adatta a questa situazione. 
L’odio in Scandinavia è più uno scherzo, uno scherno all’altra persona, all’altra lingua, all’altra Corona. Un motivo per berci sopra, e prendere in giro chi viene da l’altra parrocchia. Un motivo per comprare il biglietto per lo stadio, appendere fuori la bandiera, o accendere la tv per cantare l’inno e poi magari addormentarsi. E’ sport.

Si è sport, è la gioia di vedere la propria squadra prevalere sull’altra per il solo e unico bene della Nazione stessa. Per sentire i tuoi fratelli di sangue abbracciarti e offrirti un’altra birra. Per gioire ed esultare insieme e per prendere per i fondelli il nemico. Che poi diventa amico un secondo dopo.

Sono due paesi abbastanza diversi e fare di tutta l’erba un fascio in Scandinavia, è un errore che ho commesso ed ho imparato alla svelta a non commettere più. La Danimarca è più vicina agli ideali e usi Europei e meno incline a considerarsi un freddo paese Scandinavo. Diciamo che è l’ottimo compromesso tra Scandinavia e Europa, ordine e pazzia, benessere e paradossi. La Svezia è Scandinavia al 100%, con i suoi pro e contro. Il paese al mondo con il più alto tasso di suicidi e morti per depressione, è lo stesso paese che assiste il suo popolo prima ancora che nasca. Dal grembo materno fino alla tomba. Sempre mano nella mano

Tutto questo si traduce e si riflette anche nello sport. Se prendiamo il calcio in Svezia, molti anni fa era considerata, più o meno, come la Spagna di adesso. Grande gioco, tattiche alternative, allenatori strabilianti, giocatori fantastici. Non a caso, in Italia nei primi anni 40/50, ci fu un boom di giocatori Svedesi acquistati per dare più calibro e blasone a squadre come Milan e Juventus. La nazionale del 58 si schiantò contro Dìdì-Vava-Pelè. Si Pelè, mica io.

Però arrivò in Finale senza problemi, giocando in modo alternativo rispetto alle altre nazionali e segnando valanghe di goals. Membro fondamentale della Svezia del tempo, fu il Barone, Nils Liedholm, che in Italia ha vinto e fatto tutto quello che c’era e ci poteva essere. 

Nel corso degli anni, si sono ripetuti in maniera ciclica, altri fenomeni periodici. Cioè buonissimi giocatori che portavano spettacolo e persone allo stadio, ma niente di più. Zero trofei in pratica. Tanto fumo. 
Fin quando….il sangue Svedese iniziò a mischiarsi e gettarsi nel sangue di altre etnie. Vi dico solo due nomi: Henrik Larsson, e Zlatan Ibrahimovic.
Già ho avuto occasione per manifestare il mio amore calcistico incondizionato e infinito per il primo. Ripeto, sottolineo e certifico di nuovo, che considero Larsson uno dei giocatori più forti che ho mai visto giocare con i miei occhi. Semplicemente fantascientifico. Padre originario di Capo Verde. 
L’altro bristullone di Zlatan, si collega a questa storia per una serie infinita di motivi. Nato e cresciuto a Malmo, il punto svedese più vicino alla Danimarca, in un quartiere etnico della città, chiamato Rosengard. Padre bosniaco, madre croata. Quando segnò il gol di rovesciata all’Inghilterra da meta campo, ero ad un pub in Svezia e la gente piangeva a dirotto dall’emozione. Ah… era un amichevole. Ma giocava la Svezia, e giocava Zlatan.

Questa gente ha cambiato il calcio in Svezia, rendendolo divertente, e attraente, pure vendibile. Facendo evolvere tantissimo un movimento che si stava spegnendo e che stava calando in qualità e interesse. 
Risultato, vittoria dell’Europeo under 21, con talenti e giocatori che già fanno la voce grossa nei principali campionati europei. E….dato che tutto torna, dopo Danimarca-Svezia, 1-4, John Guidetti (ehm….sangue misto anche qui…casualità?) la toccò piano dicendo “Questa è la squadra più scarsa contro la quale abbiamo mai giocato, noi siamo i padroni della Scandinavia! Ora i Danesi staranno zitti per un po!”. Azzo….

Dall’altra parte dello stretto di Oresund, il calcio non ha mai fatto innamorare troppo. Gli sport che sono sempre andati per la maggiore sono la palla a mano e il ciclismo. La Federazione Calcistica Danese ha faticato non molto per integrarsi e sviluppare un sistema di scuole calcio e vivai decente e produttivo, ma soprattutto sostenibile per il futuro. Questa tendenza si sta riscoprendo adesso, con un’età media molto bassa nella nazionale Danese e con nuovi talenti che sbocciano e vengono inseriti nel calcio Europeo che conta, di anno in anno. 

Il punto di svolta, rimane e rimarrà per sempre, l’Europeo vinto Miracolosamente nel 92. Dove? In Svezia! Nuohh....
Cioè, voi forse non vi rendete conto….. La Danimarca non deve tecnicamente partecipare a quella competizione. Per i casini nei balcani viene fatta fuori la Jugoslavia (che era pure forte al tempo). Viene allora ripescata la Danimarca stessa. Che di fretta e furia, prende va in Svezia dagli odiati rivali e da ultima della carovana vince l’Europeo. Ancora più rocambolesco della Grecia di pochi anni fa. Sbalorditivo. 
Laudrup, Michelone Schmeichel, Morten Olsen, Molby. Gente che potrete vedere immortalata in scene di gioia nei cartelloni fuori allo stadio del Parken a Copenhagen. Idoli. Leggende immortali.

Dopo l’Europeo dorato però, c’è stato un po di buio, intervallato da ottimi giocatori che sono passati di anno in anno, senza però far elevare la nazionale a qualcosa di più che decente. 
Ultimamente, la new age danese e la nuova ri-organizzazione del sistema calcistico, stanno iniziando a portare diversi frutti. Infatti se la Svezia under 21 ha vinto gli ultimi Europei, la Danimarca ha comunque raggiunto la semifinale, con giocatori come Hojbjerg, Fisher e Vestergaad che sono titolari da anni in Bundesliga ed Eredivise. Date un occhio alla Danimarca tra 5/6 anni. 

E soprattutto ricordatevi di questa storia: 13 Giugno 2015, Danimarca-Serbia a Copenhagen. Se i danesi non vincono, sono fuori da ogni gioco per Euro 2016. 2-0 per la Danimarca. Secondo gol dell’ala Yussuf Poulsen, 20 anni. Migliore in campo Pierre Hojbjerg, che intervistato a fine partita stremato, scoppia a piangere davanti alla telecamera. Entrambi i ragazzi, nati a Copenhagen, avevano frequentato le stesse scuole e campetti. Le stesse vie e gli stessi quartieri. Entrambi... avevano perso i rispettivi padri, causa cancro, quando erano molto piccoli. Da quel momento in poi, le loro anime si sono intrecciate, non si sono più lasciati sia di vista che di cuore

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