Avessi fatto lo gnorri dopo una partita del genere, sarebbe stata una vigliaccata clamorosa, allora preferisco farci due risate (amare eh… ) e scrivere due righe su quello che ho visto e capito di Roma - Bayern Monaco. Una partitaccia come dicono gli esperti, una figura di merda come la chiamo io (e tanti altri più schietti e sinceri). La Roma capitola, tra le mura amiche di uno stracolmo Stadio Olimpico stile anni 80, ai piedi di un Bayern di Monaco calcisticamente perfetto, da 10 in pagella.
Perché tutto ciò? Perché? Un motivo ci sarà o no? No, ce ne sono 7 di motivi secondo me. Facilissimo parlare dopo la partita, nel calcio non c’è cosa più facile, ma ragionando un po sul momento, sulla partita, sulle parole sentite (tante, tantissime, troppe) e calcando un po l’onda del risultato rotondo, ho pensato che 7 ragioni davvero piene ci fossero e valeva la pena argomentarle un secondo. Troppo facile dire che è stata una giornata no, una partitaccia, una serataccia, una partita storta, nata male…. no no. Meglio ragionare un attimino sul perché di queste Sette Pere:
Fomento & Spocchia. Mi verrebbe da dire che per la Roma e per la città di Roma in generale, queste attitudini rappresentato un jingle ben noto ai tifosi giallorossi e non. Avevo infatti già ribadito, come la troppa confidenza nei propri mezzi e la sensazione di sentirsi fin troppo bravi, rappresentassero il limite più grande della squadra di Garcia. La Roma questo difetto l’ha sempre avuto e continuerà purtroppo ad averlo, figlia di un ambiente che vive e muore di Calcio. Chi tifa Roma, e chi vive a Roma, lo sa, lo vede e lo sente. Troppo fomento attorno alla Squadra al fine di sentirsi al pari di una Corazzata Europea come il Bayern. Pensare di mangiarsi tutto e tutti, spaccare tutto e tutti, senza pensare minimamente, al fatto che la Roma gioca la Champions quest'anno per l’umiltà e il sacrificio fatti vedere la stagione scorsa.
Garcia… Reputo Rudi, una grandissima persona, un grande uomo, figura che da tempo mancava a Roma in panchina. Grande persona, secondo me, significa spesso ottimo allenatore. E lui lo è sicuramente. Ieri però, a differenza di tante altre volte, non c’ha capito niente. Zero. Scelte sbagliate, e giocatori che camminavano in campo, stile zombie Resident Evil alla PlayStation. Il Mister si è fatto prendere dal Fomento Popolare ed è andato All In, schierando 3 punte e una mezzapunta, e pretendendo di tenere il pallino del gioco contro una squadra che aveva le stesse identiche intenzioni. Peccato che quella squadra, è la squadra (allenatore in primis) che pratica il miglior calcio in Europa e con loro questo giochino non funziona. Con quelli ci vuole umiltà, olio di gomito, coltello tra i denti, pazienza e contropiede. Tutto quello che la Roma ha mostrato con CSKA e City, e che le ha permesso di far bella figura nel girone fino a ieri.
...e compagnia cantante (mmm, mica tanto). La colpa è un po sua, ma alla fine in campo vanno i giocatori e sono loro ad aver fatto la figura di merda più grande. In porta, De Sanctis ha fatto troppe chiacchiere ultimamente e si è dimenticato che siamo a Ottobre e che la Roma se vuole vincere è bene che pensi a farlo senza divagare in discorsi troppo grandi. In difesa, Cole (che in estate era indeciso tra MLS e la Serie A, questo dice tutto sulle sue condizioni…) assolutamente imbarazzante e inqualificabile. Penso che qui la scelta sia stata data dall’infortunio di Maicon, altrimenti il Toro (Robben non si prende comunque, ma un destro lo limita meglio di un mancino) sarebbe andato a sinistra. Centrocampo, un Pjanic un po troppo altezzoso e un De Rossi con una condizione fisica da Campionato Uisp hanno fatto sfiancare il povero Naingolaan, unico giocatore degno del 6. Davanti, Iturbe fuori forma dopo l’infortunio, un Gervinho sprecone e un Totti sovrastato fisicamente, hanno fatto il resto.
L’importanza di Seydou. Troppo importante, per la Roma in questo momento della stagione, avere Keita in mezzo al campo. Chi vede le partite si accorge subito di quanto un giocatore di tale carisma e esperienza sia fondamentale per gestire situazioni e partite delicate. Lo è stato con CSKA, City e Juventus. Purtroppo il buon vecchio Seydou, ha voluto sacrificarsi per la madre patria Maliana, e ha rimediato un guaio fisico, nel peggiore dei momenti per la squadra (questo fa risaltare ancora di più come De Rossi abbia ancora bisogno di tanto tempo per recuperare). Colui che, secondo me, rappresenta l’acquisto più azzeccato e indovinato della campagna acquisti giallorossa, è mancato e come. E tutte le polemiche sul fatto che avrebbe potuto risparmiarsi per la Nazionale, a me fanno personalmente schifo. Bene che sia andato in Nazionale, e bene che abbia rappresentato il suo Paese da Capitano. Per un atleta, per lo più se africano, non c’è cosa più bella che giocare per la propria gente.
In Europa fischia il Piombo. La Roma se ne è accorta tutto insieme, e la Juve (parere personalissimo) sembra che ancora non se ne stia accorgendo. In Europa la musica cambia, è più rock, sfrenata e ti entra nelle orecchie in maniera assordante. Devi essere pronto a controbattere altrimenti ti spazza via e ti fa diventare piccolo piccolo. Le squadre giocano tutte a viso aperto e vogliono tutte strappare punti e segnare gol, e non pensano a fare la figuretta alla ‘meno peggio’. Per la Roma, non esistono squadre materasso e le squadrone vanno rispettate come tali, che altrimenti la sberla arriva inesorabile. Meglio pararsi che buscarne (cit.)
Bayern di Monaco. Che dire? Squadra perfetta, in ogni reparto. Allenatore genio del calcio, che ha fatto assimilare gran parte del gioco e dei suoi schemi ai suoi giocatori, che eseguono alla lettera il credo di Pep. Incontrarla quest’anno, fa capire quanto sia difficile da inculcare nella mente e nei piedi dei giocatori, un attitudine al gioco come quella voluta da Guardiola. Ma una volta sbloccato l’ingranaggio, la musica suona inesorabile producendo armonie e suoni mai sentiti prime. Al gol di Ribery mi ricordo di aver esclamato ‘Al calcio si gioca così, punto’. Pochi discorsi.
Il Dio del Calcio. Infine, come nella vita, pure nello sport, prima si è bravi e poi si è un po cojoni. La Roma lo è stata un po ieri, ed è pure nella logica nelle cose. Tante belle prestazioni, e un grosso grande schiaffo in faccia per svegliarsi e tornare sulla terra. Quando si vola alto il tonfo è più forte, ma si dovrebbe imparare la lezione in maniera più decisa e attenta. Lo spero da tifoso romanista, ma a dire la verità, già temo il ritorno in terra Bavarese.
Cosa resta di questo amarissimo turno di Champions? Resta la Curva Sud, che canta incurante del risultato e degli sfottò dei gufi. Bella come non mai, e cambiata radicalmente nel modo di concepire la squadra e il risultato. Circa tre anni fa mi ricordo fu esposto uno striscione, ‘Mai Schiavi del Risultato’, c’era Luis Enrique in panchina e la Roma navigava nell’anonimato in classifica. Quella mentalità sembra sia rimasta tra molti tifosi, e paradossalmente spero che faccia la differenza per raggiungere i traguardi tanto sperati. Infine, resta pure un’altra cosa, più grave di qualsiasi risultato e sconfitta sportiva, la morte di un bambino di 7 anni e di suo Padre di ritorno a casa dopo una serata allo Stadio. Sono fatti che si commentano da soli. Quanti di voi sono stati allo stadio col Padre? Tanti scommetto, e anche io ho avuto questa fortuna svariate volte. Avete mai pensato alla bellezza, l’unicità e la genuinità di un momento del genere? Provateci.
Le mie più sentite condoglianze alla famiglia di Stefano e Cristian.