Come da prassi e tradizione italiana, ogni estate si apre con un tormentone musicale. Alcuni (per non dire molti…) sono orrendi, bruttissimi e tamarrissimi, e fanno venir la voglia di spegnere o spaccare la radio. Questo anno però, per molti tifosi, quest’estate sarà ricordata come la stagione iniziata con la finale di Champions Juve - Real.
Sembra un segno del destino ma non lo è: con l’arrivo dei primi caldi e delle prime domeniche al mare in Italia, è arrivata il 3 giugno la finale tanto attesa, tanto gufata, tifata e guardata. Tacalabala ve la propone 22 giorni dopo, 3 settimane dopo.
Spoiler alert: finisce sempre 4 a 1 per il Real.
Che partita che è stata! Non tanto per i 90 minuti sotto il tetto dello stadio di Cardiff, ma più per tutto il carico, il chiacchiericcio e il tram tram precedente al calcio di inizio. Il Real che bravo e fortunato, aveva raggiunto un’altra finale, e andava per la Duodecima (dodici Coppe dei Campioni….), e la Juve che strameritatamente aveva concesso meno delle briciole agli avversari e si era guadagnata l’opportunità di alzare la coppa dalle grandi orecchie. Personalmente, davo moltissime chances alla squadra di Allegri, per motivi di cabala, per motivi di momentum delle due squadre, e pure per motivi di meritocrazia pura. Non sarebbe stato uno scandalo affatto, se la Juve avesse vinto la Coppa, e sarebbe stato un coronamento di una stagione perfetta, e di una campagna Europea di altissimo livello. Le partite però vanno giocate per essere vinte, e lo dice un tifoso che da quasi 20 anni vede la sua squadra perdere le più importanti perché non le gioca.
Le partite, si. Due partite. 90 minuti e due partite. Non una. Come il Maxibon: two is megl che one.
Questo è successo a Cardiff: due partite al prezzo di una. Due volti, due immagini, due storie e un finale amarissimo per i tifosi della Torino bianconera.
I primi 45 minuti sono stati molto belli da vedere per chi non tifava quella sera. Due ottime squadre, organizzate e ben messe in campo che si giocavano la partita come se fosse una vera finale, senza troppi pensieri e cercando di punire l’altro alla minima sbavatura. Gol del Real e dopo Eurogol di Marione Mandzukic: pari. Ai punti forse la Juve avrebbe meritato qualcosina in più nei primi 45 minuti, ma i punti contano in altri sport, e non nel calcio. Il Real nei momenti di sofferenza, ha si sofferto, ma mai ceduto e vacillato, e ha sempre tenuto il coltello tra i denti, senza lasciarlo cadere in terra.
Tanti espertoni dicono che la Juve la partita l’ha persa il secondo tempo. Secondo me non è corretto. Personalmente penso che la Juve abbia perso la partita quando il tiraccio storpio e deviato di Casemiro (andrebbe fatta una rubrica sui giocatori di cui non si parla mai abbastanza, sempre per gli espertoni di calcio…) ha varcato la linea. Quello è il momento esatto. Da lì in poi, black out, game over, finito, adios. Robe da fantascienza, robe da Roma, Napoli, Milan, Inter, roba da squadrette insomma, ma non da Juventus. Vedo partite di calcio da più di 20 anni, mai avevo visto una squadra solida e cinica come la Juventus, cedere di schianto per un gol, quando manca più di mezz’ora per recuperare la partita e vincere la Coppa. Avete presente il Barcellona? Ecco, fate conto che prende un goal in una finale di Champions, e dopo quel goal incomincia a fare 30 minuti di lanci lunghi per Messi, zero palla a terra, catenaccio e palla lunga e pedalare.
Per chi non avesse visto la partita o non volesse racconti troppo noiosi sui minuti che vanno dal 16 esimo del secondo tempo (2 a 1 di Casemiro) al fischio finale della partita, c’è un immagine che è ragione e simbolo di tutto: gli occhi di Buffon dopo che ha subito il 2 a 1.
Gli occhi sono come il cuore, difficilmente mentono. In quell’immagine c’è tutto lo sconforto, lo scoramento, la preoccupazione, l’ansia, di chi quella Coppa sa che non la vincerà e forse non sta facendo abbastanza per vincerla. C’erano quasi 35 minuti da giocare dopo il goal, quasi un’altro tempo, ed è stato buttato nel cesso per paura di non arrivare laddove si era fatto di tutto per arrivarci. E’ un peccato perché per momenti del genere, si arriva a non giocare una finale, ad arrendersi prima di combattere, a far cadere il coltello dai denti.
In quei momenti, si diventa perdenti, non tanto contro gli altri, ma contro se stessi. E’ auto tradimento.
Ti puoi aspettare tutto dal calcio, ma da entità come Buffon e come la Juventus non puoi aspettarti questo. Anche da anti juventino convinto, un cedimento del genere mi ha fatto impressione e mi ha confermato ancora di più che, tolti alcune eccezioni, chi gioca queste partite sono uomini, persone normali come lo siamo noi.
Fatte di un cuore, un’anima e dei sentimenti.
Alle volte ti fanno vincere alle volte no, alle volte ti senti te stesso, altre no.
Non è il calcio, ma è la nostra vita che è così.
Andate avanti tifosi Juventini, non temete del futuro e di un’altra finale. E’ la vita: si vince e si perde.
E ricordatevi sempre che ci sono tifosi che questi momenti non li vivono mai, pensate anche a loro..